Installazione “Radici al vento, testa nella terra”
L’installazione Radici al vento, testa nella terra è stata realizzata a seguito della tempesta Vaia, che ha devastato i boschi di Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Lombardia nell’ottobre del 2018; un evento climatico violentissimo che ha trasformato il paesaggio e ha messo a nudo la fragilità del territorio, lasciando una ferita aperta. L’installazione artistica vuole convertire lo sfregio del paesaggio in un segno, in un’esperienza che spinga gli uomini a un nuovo rapporto con la natura. Radici al vento, testa nella terra è realizzata con il legno di schianto proveniente dalle foreste abbattute delle province di Belluno e Trento. Spiega Michele De Lucchi: “L’opera ricompone con essenze diverse – abete rosso, faggio, larice, abete bianco, frassino, betulla, tiglio e nocciolo – la figura di un albero che, con il suo tronco, i suoi rami e le sue radici, vola sospeso nell’aria sopra uno specchio d’acqua che rimanda al mare...
Leggi di piùL’installazione Radici al vento, testa nella terra è stata realizzata a seguito della tempesta Vaia, che ha devastato i boschi di Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Lombardia nell’ottobre del 2018; un evento climatico violentissimo che ha trasformato il paesaggio e ha messo a nudo la fragilità del territorio, lasciando una ferita aperta. L’installazione artistica vuole convertire lo sfregio del paesaggio in un segno, in un’esperienza che spinga gli uomini a un nuovo rapporto con la natura. Radici al vento, testa nella terra è realizzata con il legno di schianto proveniente dalle foreste abbattute delle province di Belluno e Trento. Spiega Michele De Lucchi: “L’opera ricompone con essenze diverse – abete rosso, faggio, larice, abete bianco, frassino, betulla, tiglio e nocciolo – la figura di un albero che, con il suo tronco, i suoi rami e le sue radici, vola sospeso nell’aria sopra uno specchio d’acqua che rimanda al mare maldestramente surriscaldato dagli effetti dell’inquinamento atmosferico. L’opera conserva la memoria di un ribaltamento: le radici hanno ceduto alle folate della tempesta, si sono sollevate, trascinate dalla leva di fusto e rami, e sono esposte all’aria, fuori dalla terra, come non le avevamo mai viste. Abbiamo assistito a un fenomeno atmosferico di straordinaria portata causato dall’innalzamento della temperatura dell’acqua del Mediterraneo: salendo verso l’alto, il calore ha mosso una gigantesca massa d’aria, generando correnti che si sono poi incanalate nelle valli delle Prealpi e delle Dolomiti, con grande potenza e una direzione inusuale. Una forza che ha travolto alberi antichi, portati via dal vento come fuscelli”.
- Architettura e design di cultura umanistica
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